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ORFANI DI FEMMINICIDIO, 11 MARZO VIDEOCONFERENZA

In campo associazioni, psicologi e avvocati. Conclusioni con l'assessore Rosolen

Come vivono i figli orfani di donne ammazzate? Non sempre si pensa a chi resta. Viene dato supporto a questi orfani che, molte volte, hanno assistito alla scene di violenze e spesso hanno assistito anche all'uccisione della loro madre?

Saranno queste alcune delle domande al centro del convegno aperto a tutti in modalità online “Orfani di femminicidio” che si svolgerà l'11 marzo promosso dalla Consigliera di Parità dell'Area vasta goriziana e dall'Osservatorio violenza e suicidio con il patrocinio, fra gli altri, dell'Ordine degli psicologi del FVG il cui presidente Roberto Calvani porterà i saluti istituzionali.

Fra gli interventi, oltre a quelli di avvocati del Foro di Gorizia e Udine, di rappresentanti di associazioni (Dadonnadonna, Sos Rosa di Gorizia, Commissione regionale Pari Opportunità), ci sarà la relazione della psicologa Lucia Beltramini, componente del Comitato Pari Opportunità dell'Ordine degli psicologi del FVG e del Consiglio nazionale. Le conclusioni del convegno sono affidate all'assessore regionale Alessia Rosolen.

“Fino a pochi anni fa, nessuno si occupava dei figli e delle figlie delle donne uccise. Mi verrebbe da dire di più: fino a pochi anni fa, nel nostro Paese, non vi era alcuna fonte ufficiale che rilevasse il numero dei femminicidi. Per molto tempo è stato solo grazie al lavoro dei centri antiviolenza che è stato possibile “vedere” queste uccisioni. Ora le cose stanno, seppur lentamente, cambiando, anche se si riscontra il forte rischio che dal silenzio su queste violenze ora si sia passati ad un parlarne con toni troppo sensazionalistici”, dichiara l'esperta Beltramini. “Quando però l’attenzione mediatica si spegne, spesso le vittime, gli orfani, i genitori di quelle donne, si ritrovano soli e abbandonati”, aggiunge. Nel 2018 è stata approvata una legge, promossa dalla psicologa Anna Costanza Baldry, a favore dei figli/e rimasti orfani di un genitore a seguito dell’omicidio della madre e dell’incarcerazione o del suicidio del padre, ma la sua attuazione è ancora limitata. “Troppo spesso chi resta si ritrova a portare sulle sue spalle il peso del lutto e del trauma, la mancanza di sostegno dallo Stato, la paura, la solitudine, il peso dei pregiudizi che ancora permangono sulla violenza”, rileva la psicologa.

Parola d'ordine resta il lavoro in prevenzione, secondo l'Ordine degli psicologi del FVG, sia con le ragazze ma anche, fondamentale, con i ragazzi, per riflettere insieme sui temi della violenza, del rispetto, del consenso affinché anche vicende esecrabili come quella del “Centro stupri”, che si è verificata nella nostra Regione l’estate scorsa, non capitino più, rimarca il Presidente dell'Ordine Roberto Calvani. Agli adulti, donne ma forse soprattutto uomini, la responsabilità di porci come modelli positivi di comportamento per le nuove generazioni, e di veicolare messaggi di parità, rispetto, non violenza. Messaggi “credibili”, nel senso che è cruciale essere coerenti con quanto si può dire a parole, anche “praticando” il rispetto con i propri comportamenti, questo il messaggio dell'Ordine.